
Di Stefano Vaccari: Dazi, l’Italia esca dall’ambiguità. È l’Europa unita la via maestra
1 Aprile 2025di Pietro Galeone
Docente e ricercatore di economia, consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo.
Il sovraindebitamento è una condizione che colpisce milioni di italiani, rappresentando un’emergenza sociale crescente e tra le meno visibili del nostro tempo. Secondo Banca d’Italia, il sovraindebitamento si verifica quando “il debitore non è in grado di rimborsare in maniera regolare i propri debiti, anche considerando le disponibilità economiche dei successivi dodici mesi”. Ci si può trovare in questa condizione o per errori di valutazione della capacità di rimborso al momento di contrarre dei debiti, o quando, a fronte di debiti già contratti, si verificano imprevisti che richiedono nuove spese (per esempio mediche) e/o minori entrate (per esempio perdita del lavoro, lavori urgenti in casa, etc.).
In un contesto economico in cui il costo della vita cresce più rapidamente dei redditi, sempre più famiglie, lavoratori autonomi e pensionati si trovano in difficoltà nel far fronte ai propri impegni finanziari. Sebbene esistano strumenti giuridici per la gestione di queste crisi, l’assenza di misure preventive efficaci e di supporti strutturati continua a lasciare molti in una spirale senza uscita.
Secondo dati recenti, si stima che in Italia oltre 7 milioni di persone siano affette da sovraindebitamento, una cifra che suggerisce quanto diffuso sia il fenomeno, anche se solo una frazione di questi individui ha avviato procedure formali per la gestione della crisi. Nel 2023, infatti, sono state solo 7.748 le nuove pratiche aperte secondo il Ministero della Giustizia, a cui si aggiungono 2.648 casi ancora attivi dall’anno precedente. La discrepanza tra la diffusione del problema e il numero di interventi legali attivati evidenzia l’esistenza di barriere significative all’accesso alle soluzioni esistenti.
Cause strutturali del sovraindebitamento
Uno dei principali fattori di rischio è l’instabilità del reddito. Lavori precari, periodi di disoccupazione e la mancanza di tutele sociali sufficienti rendono molte persone vulnerabili a ogni imprevisto economico. La pandemia da COVID-19 e la recente inflazione hanno aggravato ulteriormente questa situazione.
In Italia l’educazione finanziaria è ancora poco diffusa, e questo limita la capacità dei cittadini di pianificare spese e investimenti in modo consapevole. L’assenza di competenze basilari nella gestione del bilancio familiare spesso porta a scelte rischiose, come il ricorso a prestiti non sostenibili.
Negli ultimi anni si è assistito a un’espansione del credito al consumo, spesso con valutazioni superficiali della solvibilità del cliente. La facilità di ottenere prestiti, unita all’assenza di strumenti di autovalutazione del rischio, ha portato molte persone a sovraindebitarsi senza piena consapevolezza delle conseguenze.
Il gioco d’azzardo patologico rappresenta una delle cause meno dibattute ma significative del sovraindebitamento. Le perdite legate a questa dipendenza possono accumularsi rapidamente, portando alla perdita di risparmi, beni di proprietà e persino dell’abitazione.
Il sovraindebitamento non è solo un problema economico. Le ripercussioni psicologiche, relazionali e sociali possono essere molto gravi: ansia, depressione, isolamento, fratture familiari, perdita della casa. Per molti, la spirale del debito diventa una condizione di emarginazione. Inoltre, le famiglie colpite spesso si allontanano dai circuiti bancari regolari, finendo preda di usurai o sistemi informali di credito.
La normativa italiana prevede alcune procedure per la gestione delle situazioni di sovraindebitamento (come la legge 3/2012), ma l’accesso è spesso complicato da complessità burocratiche, costi di attivazione, scarsa conoscenza delle possibilità esistenti e mancanza di consulenza professionale gratuita e capillare. La risposta pubblica si è mostrata inadeguata sia in termini preventivi che nella gestione emergenziale del fenomeno.
Proposte per una riforma efficace contro il sovraindebitamento
Per affrontare in modo strutturale il problema, si rendono necessarie politiche pubbliche più incisive. Di seguito, alcune proposte innovative che potrebbero trasformare l’approccio normativo alla questione.
Istituzione di una piattaforma pubblica per l’autovalutazione del debito
Una piattaforma telematica nazionale, accessibile attraverso il sito della Banca d’Italia, potrebbe offrire ai cittadini strumenti gratuiti per consultare le proprie posizioni debitorie in essere e in scadenza, effettuare test di verifica sulla capacità di rimborso e ottenere un rating di solvibilità personale per valutare l’opportunità di nuovi finanziamenti. Questa certificazione di rating, oltre a fornire consapevolezza al cittadino, dovrebbe diventare requisito obbligatorio per accedere a nuovi crediti.
Creazione di servizi territoriali di consulenza sul debito
Si propone l’istituzione di un sistema nazionale di servizi di consulenza indipendenti e gratuiti per i soggetti in difficoltà, da erogare tramite enti del Terzo settore accreditati. Questi servizi offrirebbero supporto tecnico, giuridico e psicologico, orientamento su come affrontare le situazioni di sovraindebitamento e redazione di un piano personalizzato di rientro dai debiti. I costi sarebbero coperti con fondi pubblici e con contributi di banche, finanziarie e soggetti legati al settore del gioco.
Obbligo di consulenza prima della concessione di nuovi prestiti a soggetti ad alto rischio
In caso di richieste di finanziamento da parte di soggetti con rating molto basso, o con segnalazioni di inadempimento, gli istituti di credito dovrebbero indirizzare obbligatoriamente il richiedente a un servizio di consulenza sul debito prima di procedere.
Introduzione del bilancio familiare come strumento digitale nazionale
Attraverso l’app IO, ogni cittadino dovrebbe avere accesso a uno strumento semplice per costruire e aggiornare un bilancio familiare personalizzato, utile per autovalutare la propria sostenibilità finanziaria e prendere decisioni più consapevoli in merito a spese e indebitamento.
Tutela dell’unica abitazione nei casi di crisi
Particolare attenzione dovrebbe essere riservata ai debiti ipotecari che coinvolgono l’unico immobile di proprietà. Si propone l’introduzione di una procedura che permetta l’intervento di enti del Terzo settore per la valutazione del rischio di insolvenza, la possibilità di presentare al tribunale un piano di ristrutturazione del debito con il supporto di consulenti e mediatori e l’accesso a un Fondo salva casa, dotato di garanzie statali, per evitare l’esecuzione immobiliare coatta.
Istituzione di un Fondo nazionale per la prevenzione del sovraindebitamento
Per sostenere finanziariamente l’intero impianto di prevenzione e assistenza, si rende necessaria la creazione di un fondo pubblico permanente, dotato di risorse significative, stimabili in almeno 200 milioni di euro annui. Tale fondo avrebbe la funzione di coprire i costi dei servizi di consulenza, finanziare gli interventi territoriali e sostenere strumenti specifici come il “Fondo salva casa”, finalizzato a evitare l’espropriazione dell’unica abitazione in situazioni di crisi conclamata.
Il fondo potrebbe essere alimentato, oltre che con risorse pubbliche, anche da una quota dei proventi derivanti dal prelievo erariale unico sul gioco d’azzardo, in modo da creare un legame etico tra una delle cause del problema e il suo contrasto. A tal proposito, il legislatore potrebbe intervenire alzando l’aliquota di prelievo sulle vincite o sugli apparecchi da gioco e destinando una parte vincolata di tali entrate al contrasto del sovraindebitamento.
Verso una nuova cultura finanziaria
Questi e altri elementi sono affrontati da un Disegno di Legge che è stato depositato in Senato a prima firma di Cristina Tajani, senatrice del Pd e capogruppo in Commissione Finanze. È un primo passo importante, che introdurrebbe strumenti normativi importanti per prevenire la condizione di sovraindebitamento. Da sola, però, la norma non basta.
Al di là degli strumenti legislativi e tecnici, ciò che manca in Italia è una cultura della gestione responsabile del denaro. Il sovraindebitamento va affrontato non solo come una patologia economica, ma come un problema culturale. Occorre promuovere nelle scuole, nelle università e nel dibattito pubblico una riflessione seria sull’uso del denaro, sulla sostenibilità delle spese e sulla pianificazione finanziaria. Servirebbe introdurre l’educazione economico-finanziaria nei curricula scolastici fin dalle elementari e prevedere momenti di formazione per chi sottoscrive mutui o finanziamenti importanti.
In questo senso, lo Stato ha il dovere di mettere in condizione ogni cittadino di poter contare su un supporto gratuito, tempestivo e qualificato nel momento in cui sorgono difficoltà. Solo così si potrà superare la logica emergenziale e puntare su un vero sistema di welfare finanziario.
Il sovraindebitamento rappresenta oggi un chiaro indicatore della fragilità del tessuto economico e sociale italiano. Troppo spesso chi si trova in difficoltà viene lasciato solo, in balia delle pressioni dei creditori, degli interessi cumulativi e della vergogna. È tempo di voltare pagina, riconoscendo il diritto delle persone a un’esistenza libera dai debiti e costruendo un sistema pubblico e solidale di prevenzione e sostegno.
Le proposte illustrate in questo articolo e presenti nel DDL citato sono in parte già attuate in parte in altri Paesi europei, e sviluppate sulla base delle richieste delle organizzazioni del Terzo settore che da anni operano sul campo. L’Italia ha ora la possibilità di compiere un salto di civiltà, trasformando il modo in cui affronta una crisi che, se ignorata, continuerà a generare disuguaglianza, povertà ed esclusione.
Riformare il sistema di gestione del sovraindebitamento significa rafforzare la coesione sociale e rendere il nostro Paese più giusto, offrendo l’opportunità a milioni di cittadini di riprendersi la propria dignità economica e non solo.
di Pietro Galeone
Docente e ricercatore di economia, consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo.